Olga

TEMPI E COSTI NEL DIRITTO COLLABORATIVO

La complessità delle vicende patrimoniali da dirimere e la capacità dei coniugi di maturare la fine della relazione sono elementi che influiscono sul perfezionamento dell’accordo definitivo e, pertanto, rendono difficile prevedere la durata standard di un caso trattato con il Metodo Collaborativo. Variabile per ciascuna coppia, la durata complessiva delle riunioni – secondo l’esperienza – è compresa tra un minimo di sei mesi e un massimo di due anni, con una frequenza che varia dalle due settimane a una volta al mese. Al termine di ogni incontro si redige un verbale, si annotano gli appunti fondamentali e si acquisisce tutta la documentazione utile.

Gli avvocati redigono un accordo definitivo che, in Italia, consiste in un documento da depositare in tribunale per l’approvazione da parte dell’autorità giudiziaria, in tutte quelle ipotesi in cui, in presenza di figli minorenni o di figli maggiorenni con handicap gravi o non economicamente autosufficienti non sia possibile percorrere la negoziazione come prevista attualmente dalla recente legislazione: la domanda di affidamento e mantenimento dei figli, nel caso di genitori non coniugati, quella di separazione consensuale o di divorzio congiunto nel caso di famiglia fondata sul matrimonio. Persino nel Decreto Legge n. 134 il termine concordato dalle parti ai sensi dell’art. 2, comma 2, lettera a), non può essere inferiore a un mese.

Sottoscrivere la domanda di separazione o di affidamento riveste un’importanza determinante per le parti, non solo dal punto di vista giuridico quanto, piuttosto, sotto il profilo psicologico. Ciò comporta emozioni positive e negative: da una parte la sensazione di successo per essere riusciti a condurre una trattativa di negoziazione; dall’altra sentimenti di sconfitta e tristezza perché si rinnova il dolore, tipico dei primi momenti quando ipotizzare una separazione appare impossibile. Con il Diritto Collaborativo le parti, nel momento in cui sottoscrivono l’accordo finale, acquisiscono la consapevolezza che la dignità con cui hanno agito permetterà loro di ottenere dei buoni risultati anche nelle relazioni future.

Allo stesso modo della tempistica non è possibile stabilire un costo fisso per le prestazioni. Ciascun caso Collaborativo, in base alla sua complessità, al numero di riunioni, all’eventualità di coinvolgere altri specialisti (per un parere una tantum o per un’assistenza prolungata) e ai redditi della coppia, necessita di un accordo preventivo in cui, all’atto del conferimento di incarico, si determinano le prestazioni fondamentali e i parametri applicabili.

Il metodo tradizionale, poiché spesso costringe a rivedere condizioni non ponderate con attenzione in precedenza e, soprattutto, non risolve i problemi di comunicazione della coppia, può comportare un aumento imprevisto delle spese legali. Sovente le parti sono costrette a ricorrere di nuovo in tribunale per richieste di modifica riguardo l’osservanza degli obblighi di mantenimento o le modalità di frequentazione tra figli e genitori. Ciò comporta la necessità di incaricare un legale e intraprendere una nuova procedura che assorbe ulteriori costi. In Italia accade di frequente che le condizioni della separazione, se firmate frettolosamente e non scaturite da scelte realmente condivise, non siano durevoli. Una nuova unione sentimentale dell’ex coniuge, un figlio avuto da un’altra relazione o la perdita del lavoro, rappresentano cause di improvviso turbamento dei fragili equilibri faticosamente raggiunti e la successiva causa di divorzio, che deve sciogliere definitivamente il vincolo, si trasforma in un’aspra battaglia tra i coniugi, in cui riaffiorano paure represse e antichi rancori, con un’inevitabile lievitazione di spese legali. La previsione dei costi del processo, insieme alla multidisciplinarietà della metodologia per raggiungere l’accordo definitivo, riduce i rischi di modifica delle pattuizioni e abbatte l’onerosità finanziaria tipica del processo tradizionale.

Olga Anastasi © Riproduzione riservata

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